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Guardava il cielo. Ecco la luna! Eccola!

Il DISCORSO INDIRETTO LIBERO si usa per unire i due discorsi e ha carattere narrativo. Il discorso di fatto è indiretto, ma si trasforma in diretto senza preavviso. In questo modo il narratore si trasforma nel personaggio. Per esempio si può dire: 'La notte è vicina e Andrea si chiude nella stanza. Che freddo!' L'interiezione 'Che freddo' è una frase del protagonista e non del narratore, quindi è un DISCORSO INDIRETTO LIBERO.

Osservate questa immagine. Davide descrive lo stato di Luigi, e cioè la tristezza. Ma la frase in rosso (con la Tv se ne andavano i film), chi la dice? Che TIPO DI DISCORSO usa Davide?

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Le REGOLE DI FORMAZIONE del discorso indiretto libero sono simili a quelle del discorso indiretto, solamente non c'è il verbo 'dire'. Questo provoca un problema in chi legge, perché non si capisce chiaramente quando finisce la descrizione del narratore e cominciano le parole del personaggio. Per ovviare a questo problema servono dei LEGAMI LOGICI, che il narratore è libero di scegliere.

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Il discorso indiretto libero è soprattutto un ESPEDIENTE LETTERARIO usato da molti scrittori, italiani e non. Per esempio Luigi Pirandello e Giovanni Verga hanno usato molto questo tipo di discorso.

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  • Avevano una fame! Poi uscirono i panini. Ma quanti panini c'erano?
  • Era proprio un brutto quartiere. Le avevano rubato la borsa con tutti i soldi!
  • Ho incontrato Mario alle 12.00 e poi dopo 30 minuti. Cavolo! Ne avevano comprati di dischi!
  • I calici di vino sono caduti, e ora è tutto rotto. Colpa degli invitati!
  • I due fidanzatini stavano litigando, poi una tregua. Avrebbero fatto pace sicuramente.
  • I miei zii avevano deciso di andare in vacanza, ma poi la nebbia. Non si vedeva niente fin dalle 9.00.
  • Lucia e Piero volevano sentirsi tramite chat. In ostello c'era Skype, quindi perché non provare una videoconferenza?
  • Lucia era tesa per il colloquio con il capo. Forse con una sigaretta si sarebbe calmata.

Questo dizionario comprende le 2000 parole del LESSICO FONDAMENTALE della lingua italiana. Puoi cercare per parola, oppure per categoria

  • a (prep. sempl.) (invar.)
    - La prima lettera dell'alfabeto italiano. Introduce diversi COMPLEMENTI come STATO IN LUOGO (es. Sto a casa oggi), oppure MOTO A LUOGO (es. Vado a casa)
  • abbandonàre (v. tr. -> abbandono - ho abbandonato - abbandonavo) (invar.)
    - Azione di lasciare qualcosa o qualcuno. (es. Abbandono volentieri questa casa)
  • abbassàre (v. tr. -> abbàsso - ho abbassato - abbassavo) (invar.)
    - L'azione di portare qualcosa in una posizione più bassa. (es. abbassa la testa perché urti alla porta)
  • abbastànza (avv. quant.) (invar.)
    - Completa un verbo e indica UNA QUANTITA' di quell'azione. (es. Ho lavorato abbastanza)
  • abbracciàre (v. tr. -> abbraccio - ho abbracciato - abbracciavo) (invar.)
    - Atto di circondare con la braccia qualcosa o qualcuno (es. Abbraccio la mia fidanzata)
  • abitàre (v. tr. -> àbito - ho abitato - abitavo) (invar.)
    - Azione di stare in un posto e rimanere lì stabilmente. (es. Abito in Germania da 10 anni)
  • àbito (sost.) (s. m.)
    - Sinonimo di VESTITO, che comprende sopra e sotto. (es. Hai un bellissimo abito da sera)
  • abituàre (v. tr. -> abìtuo - ho abituato - abituavo) (invar.)
    - Azione verso qualcuno, in modo da far diventare famigliare un'attività. (es. Abituo mio figlio alla musica anni '80)

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