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Barbara mi dice di ordinare la stanza

Il DISCORSO INDIRETTO invece si usa per raccontare cosa dice qualcuno. Le parole quindi sono di una persona diversa dal narratore. Nel DISCORSO INDIRETTO cambiano i segni di punteggiatura, gli aggettivi e anche i tempi in base alla CONCORDANZA DEI TEMPI (consecutio temporum) tra la proposizione reggente e la subordinata. Quindi per esempio il discorso diretto, 'Marco disse: Giulia è stata al mare', diventa nel discorso indiretto: 'Marco disse che Giulia era stata al mare'.

Guardate questa immagine. Ci sono Luigi e Davide, ma questa volta il discorso non ha i due punti (:) e le virgolette ('). Davide non riporta esattamente le parole che Luigi ha detto. Che TIPO DI DISCORSO usa Davide?

c e g

La struttura del discorso indiretto è formata da: VERBO DIRE [ CHE / DI ] PAROLE DEL PERSONAGGIO. Inoltre abbiamo una proposizione REGGENTE (Luigi disse) e una proposizione SUBORDINATA (che quella era stata la sua televisione). Nel discorso indiretto IL VERBO DELLA SUBORDINATA CAMBIA IN BASE ALLA REGGENTE, SOLO SE LA REGGENTE E' AL PASSATO. Sotto c'è uno schema per capire meglio:

c e g

Guardate questa immagine, ci sono una ragazza e un ragazzo. Maria dice ad Alberto: 'stasera, vado a teatro'. Se usiamo il discorso indiretto POTREMMO USARE 'CHE' oppure 'DI'. Secondo voi, quale forma è giusta?

c e g

  • Alla biglietteria dissero che il bagno sarebbe stato chiuso dalle 15.00 alle 20.00.
  • Antonella disse che quella biblioteca era davvero bella e spaziosa.
  • Giulia e Maria dissero che la loro città aveva molti monumenti, e anche un'intensa vita mondana.
  • Marco disse di avere una fame da lupo.
  • Marta disse che era stato un piacere rivedermi, là in quel bar.
  • Marta ha detto a Luca che avrebbe dormito tutto il giorno.
  • Mia nonna disse che sarebbe uscita per ritirare la pensione.
  • Mio figlio dice sempre che andare al dentista era una situazione da panico.

Questo dizionario comprende le 2000 parole del LESSICO FONDAMENTALE della lingua italiana. Puoi cercare per parola, oppure per categoria

  • a (prep. sempl.) (invar.)
    - La prima lettera dell'alfabeto italiano. Introduce diversi COMPLEMENTI come STATO IN LUOGO (es. Sto a casa oggi), oppure MOTO A LUOGO (es. Vado a casa)
  • abbandonàre (v. tr. -> abbandono - ho abbandonato - abbandonavo) (invar.)
    - Azione di lasciare qualcosa o qualcuno. (es. Abbandono volentieri questa casa)
  • abbassàre (v. tr. -> abbàsso - ho abbassato - abbassavo) (invar.)
    - L'azione di portare qualcosa in una posizione più bassa. (es. abbassa la testa perché urti alla porta)
  • abbastànza (avv. quant.) (invar.)
    - Completa un verbo e indica UNA QUANTITA' di quell'azione. (es. Ho lavorato abbastanza)
  • abbracciàre (v. tr. -> abbraccio - ho abbracciato - abbracciavo) (invar.)
    - Atto di circondare con la braccia qualcosa o qualcuno (es. Abbraccio la mia fidanzata)
  • abitàre (v. tr. -> àbito - ho abitato - abitavo) (invar.)
    - Azione di stare in un posto e rimanere lì stabilmente. (es. Abito in Germania da 10 anni)
  • àbito (sost.) (s. m.)
    - Sinonimo di VESTITO, che comprende sopra e sotto. (es. Hai un bellissimo abito da sera)
  • abituàre (v. tr. -> abìtuo - ho abituato - abituavo) (invar.)
    - Azione verso qualcuno, in modo da far diventare famigliare un'attività. (es. Abituo mio figlio alla musica anni '80)

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